L'altra sera incontro sul tema di Legambiente e Assindustria al Rotary Club Magna Grecia
Rigassificatore: 775 metri di follia
Nel progetto della Gas Natural, meno di un chilometro di distanza a separare l'impianto di rigassificazione dai serbatoi Agip
Antonio Biella (Direttore del Corriere del Giorno)
Fonte: Corriere del Giorno - 25 novembre 2006
Tenete a mente questo numero: 775. Sono i metri che separerebbero il rigassificatore di Taranto dal primo serbatoio dell'Agip. Questo, almeno, secondo il progetto redatto dalla società Gas Natural che vorrebbe installare qui, nel porto, l'impianto di rigassificazione.
Di questo si è parlato, l'altra sera, a una riunione del Rotary Club Taranto Magna Grecia. Il presidente del sodalizio, l'avv. Salvatore De Franco, per affrontare la complessa problematica ha invitato due ospiti: il presidente dell'Assindustria tarantina, Luigi Sportelli; e il responsabile scientifico di Legambiente, l'ing. Stefano Ciafani.
Perchè puntiamo l'attenzione su quei famosi 775 metri?
Perchè di questo benedetto rigassificatore se ne parla in tutte le salse dal settembre 2004; perchè qualcuno (la “solita” Provincia) concede subito, benignamente, il proprio assenso; perchè il governatore della Puglia s'indigna per Brindisi e...tace per Taranto; perchè persino Prodi, quando passò da Taranto a caccia di voti per le primarie (quindi non era premier, e nemmeno ancora candidato premier) auspicò l'arrivo dell' “agognato” rigassificatore. Insomma, pare proprio che questo rigassificatore stia a cuore a tanta gente e che se ne debba quantomeno parlare (e noi giornalisti scriverne!) quando...
Quando ci sono appena 775 metri di distanza tra i previsti due “bomboloni” da 140mila metri cubi l'uno di gas e l'intero, immenso parco cisterne di benzina della raffineria.
Insomma, se un incidente (improbabile quanto volete, ma non impossibile) facesse saltare in aria 280mila metri cubi di gas, lì, a 775 metri di distanza, prenderebbero fuoco milioni di metri cubi di benzina. Taranto, coi suoi duecentomila tarantini, farebbe una fine peggiore e più rapida di Pompei.
Ma torniamo alla serata del Rotary e ai due oratori.
Il presidente dell'Assindustria ionica, Sportelli, ha ripercorso l'iter delle autorizzazioni: una strada tutta in discesa fino a un certo punto. Sino al recente 25 ottobre scorso quando il Ministero dell'Ambiente ha fatto una richiesta di chiarimenti alla Gas Natural di ben quaranta punti.
Per molti, quei quaranta chiarimenti richiesti dal Ministero rappresentano un gran bell'ostacolo.
Sportelli, sul problema sicurezza, appare serafico: “Ci sono gli organismi preposti - dice - per garantire la sicurezza. Se gli organismi dello Stato diranno che il rigassificatore si può fare senza pericoli, dovremo fidarci. Per noi industriali un nuovo insediamento se porta vantaggi, occupazione e non è dannoso, va bene”.
Più complessa la visione dell'ing. Ciafani di Legambiente. Il tecnico parte con una sorta di “ode al gas” in riferimento alla battaglia antinucleare degli anni Ottanta e in relazione alla minore capacità inquinante rispetto agli altri combustibili fossili come petrolio e carbone. Quindi è un bene che l'Italia utilizzi, anno dopo anno, più gas e meno petrolio; è ovvio che, in quest'ottica, si punti sui rigassificatori; ma...
Il “ma” è dovuto ai siti. Giustamente l'ing. Ciafani ha fatto rilevare come in Italia non ci sia una programmazione dei siti da parte dello Stato, ma la scelta avvenga da parte delle aziende.
E veniamo al sito tarantino. Abbiamo rimarcato sino alla noia quei famosi 775 metri dai serbatoi Agip, ma c'è di più. Per far attraccare le grandi navi gasiere, bisognerebbe dragare il nostro bel porto. Calcolatrice alla mano, bisognerebbe tirar su quattro milioni e mezzo di metri cubi di sedimenti. E non è uno scherzo!
Ma sapete cosa contengono quei sedimenti? Presto detto: arsenico, cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo. Sapete che bella rimescolata per il nostro mare e che bel regalo per il luogo di deposito di quei sedimenti?
Poi ci sarebbe l'aumento (intorno al 10 per cento) del traffico navale, e per gli esperti sembra che neanche questo sia un problema da sottovalutare.
Insomma, la domanda sorge spontanea: come diavolo si fa a pensare seriamente di impiantare un rigassificatore lì dove è stato proposto?
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